I tecnici dell’Agenas stanno preparando il collaudo della Piattaforma Nazionale per i servizi di Telemedicina che si prevede partirà a gennaio, anche se la vera operatività viene stimata per giugno. Sono questi i prossimi passi per l’avvio di una delle più attese riforme della sanità futura, anche nell’ottica di una integrazione con il rafforzamento della medicina del territorio.
Finalità
Creazione di una Piattaforma Nazionale per i servizi di Telemedicina e finanziamento di progetti che consentano interazioni medico-paziente a distanza e le iniziative di ricerca ad hoc sulle tecnologie digitali in materia di sanità e assistenza. L’obiettivo è focalizzato sull’erogazione di prestazioni e servizi di telemedicina e si affianca a quelli previsti dall’investimento relativo alla Piattaforma Nazionale di Telemedicina, relativa alla divulgazione della cultura in merito alla stessa e all’incontro tra domanda e offerta, afferente alla Componente 2. Inoltre, i dati raccolti durante le prestazioni in telemedicina andranno sinergicamente a beneficio di altri investimenti del PNRR, come il Rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione, relativo alla creazione della Piattaforma nazionale di Telemedicina.
I servizi che si potranno fornire a distanza
Elettrocardiogramma, holter pressorio, spiromentria sono solo alcuni dei servizi che si potranno fare a distanza. La telemedicina, seppure senza grande sprint nel nostro paese rispetto ad altri in Europa, è ormai una realtà nella metà delle farmacie italiane. Un’indagine di Federfarma svela che per quanto riguarda l’ECG, la media italiana delle farmacie che erogano il servizio è del 52%, con un 32% di farmacie che si dichiara disponibile ad implementarlo all’interno della propria attività. Quasi la metà delle farmacie italiane offre i servizi di holter pressorio (50%) e cardiaco (46%), mentre tra i quattro servizi oggetti d’indagine, la spirometria risulta il meno diffuso tra le farmacie italiane: solo l’8% di esse lo eroga attualmente, con il 56% che si dichiara disponibile a introdurlo all’interno della propria attività.